giovedì 19 maggio 2016

del buon cinema, italiano

L'Italia sa regalarci anche del buon cinema, un cinema che le patinate pellicole hollywoodiane possono solo sognare, dove la lista dei registi che sanno renderlo tale, è talmente lunga tra nomi del passato ed altri più recenti, che mi pare noioso star qui ad elencarli tutti, rischiando sicuramente di dimenticarmene qualcuno.

Chi lo sa fare, il buon cinema, riesce a creare un lavoro simile ad un'opera d'arte ricca dei più svariati elementi (la sceneggiatura, la fotografia, il montaggio, le musiche...) che devono sapientemente unirsi fra loro. 
Io non sono del mestiere e parlo da profana, parlo con il gusto e la sensibilità che non è sicuramente quella del critico cinematografico, ma quella di una semplice ragazza che a trent'anni ha sviluppato una sua visione delle cose. E nella mia visione delle cose, domenica ho avuto la riconferma che Garrone è un regista davvero bravo.

Il primo film suo che vidi fu Primo Amore. Penso d'aver avuto vent'anni e ad attrarmi fu il titolo, ne sono certa. Un film oscuro nella trama come nei colori, nelle ossessioni del suo protagonista, dove viene narrata la quotidianità di gente comune, a tratti quasi banale, ma che poi tanto banale non è, proprio come lo siamo noi, con le nostre particolarità, i difetti ed i problemi. 
Le immagini sono piccoli capolavori in grado di trascinarti dentro la storia, credo ci si senta quasi un voyeur all'interno di quegli spazi domestici in cui gli attori si muovono.



Dopo Primo amore vidi Gomorra, credo inconsapevole del fatto che il regista fosse sempre lui, nonostante il grosso clamore che fece durante l'uscita dal momento che era la trasposizione cinematografica del libro di Saviano (letto per caso. In quel periodo la professoressa di mio fratello delle superiori gliel'aveva dato da leggere ed io, trovando quel libro dalla copertina fucisa e nera in giro per casa, ogni tanto lo prendevo in mano e ci davo una letta). Visto per caso e piaciuto per caso dal momento che mi tengo sempre un po' alla larga da tutto quello che cercano di propinarti i media. Superficiale io a non interessarmi di chi fosse la regia tanto da ricredermi del fatto che non sempre tutto quello che è nazionalpopolare fa schifo.
Poi Reality, il film che mi è piaciuto meno, anche se rimane comunque un buon film, forse per la forte coerenza che c'è fra la sua trama e la resa di questa.

Domenica invece è stata la volta de L'imbalsamatore; Il primo film con il quale ha ottenuto successo, l'ultimo che ho visto e quello che più mi è piaciuto.
Perfetto in tutto: nella trama che, per quanto bizzarra (il protagonista è un nano che di mestiere fa l'imbalsamatore appunto -tra l'altro ispirato ad un fatto di cronaca-), non è così improbabile, ma anzi risulta uno spietato spaccato di una società di provincia dove entrare a contatto con l'ambiente della malavita è più facile di quanto si possa immaginare. Perfetto nei dialoghi e nella recitazione dei suoi personaggi. Poi c'è la fotografia, immagini che sembrano tele del Caravaggio, 


la musica (curata dalla banda Osiris) che le accompagna, dove il suono di un sax ben si mescola alle atmosfere notturne...















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