martedì 6 dicembre 2016

13 Luglio 2016

Questo non è un post che mi andava di scrivere ed ero sicura che mai, MAI avrei postato;
forse perché parlare della situazione che in questi mesi sto attraversando la trovo una terrificante strumentalizzazione, perché per quanto scriva cosa personali su social e blog ho sempre cercato di non scrivere cose che superassero quella labile linea che separa i piccoli drammi e gioie quotidiane da qualcosa di ben più delicato.
Non nascondo nemmeno di provare un certo senso di vergogna per voler provare a raccontare, con il mio goffo approccio e vocabolario un po’ risicato qualcosa di così “grande”.

E nella parola “grande” racchiudo molte altre parole: doloroso, tremendo, atroce, insuperabile, rabbia, angoscia, tristezza, solitudine. Ed è talmente “grande” che ti chiedi solo: come posso farcela? Ma la risposta è già racchiusa in quella domanda: non ce la farò.

A metà Luglio hanno diagnosticato un tumore al pancreas a mia madre, ma non racconterò tutto l’iter medico che abbiamo attraversato e che stiamo attraversando tutt’ora, così come non mi dilungherò su cosa questa malattia comporti.
Dirò solo che è una delle cose più dure che la vita può metterti davanti, perché lei è ancora giovane per morire ed io mi sento ancora la sua bambina, nonostante i miei 30t’anni. Non mi sento pronta a fare tutto senza di lei.
E’ dura cercare di fa fronte alla sofferenza di una donna che, in pochi mesi, ha perso tutto: vitalità, gioia, allegria, forza, peso. Che non riesce più ad alzarsi in piedi e camminare da sola, che fatica a parlare. Lei che era una leonessa, nata il 21 Agosto, quindi in tutto e per tutto. Lei che con la sua esuberanza riempiva casa ed ora in questa stessa casa c’è solo tanto silenzio e vuoto.

Basta non ce la faccio a scrivere di più, dico solo che la vita è profondamente ingiusta.

sabato 15 ottobre 2016

Direzioni diverse

Possibile sia così facile essere dimenticati?

Forse è una domanda sciocca, perché quando siamo noi a dimenticare non sembra così difficile la risposta; alla fine c’è moltissima gente di cui possiamo fare a meno, perché più di tanto, di loro non ci interessa.

Per dire ci sono un paio di amiche del liceo che rivedrei volentieri, con le quali certe cose si facevano solo con loro, una di queste è Rachele. Con Rachele andavo a moltissime mostre di pittura, non avevamo ancora la patente e spesso ci facevamo lunghi viaggi in treno per andare a vedere quella mostra di Van Gogh o quella personale di Mimmo Paladino e la transavanguardia italiana. 


Finito il liceo, per qualche anno siamo andate alla biennale a Venezia, perché comunque era un modo di vederci, nonostante i giri diversi che avevamo iniziato ad avere, io con i compagni di università, lei con il suo ragazzo e gli amici di lui.
Poi gli impegni sempre più fitti, la scomodità di abitare troppo distanti e dal vedersi una volta ogni tot di mesi, siamo passate a vederci un paio di volte l’anno fino poi a perderci.
Lei ogni tanto mi manda un sms, lei che odia la tecnologia e per l’amore del cielo whatsapp e facebook li lasciamo da parte che tanto se voglio sentire qualcuno lo posso benissimo chiamare e va bene così.
Un sms che mi fa un sacco piacere di ricevere nel quale mi chiede come sto e mi propone di vederci, magari perché c’è una mostra sul cubismo a Ferrara o anche solo per un aperitivo.
E mi piacerebbe vederla, ma poi do sempre precedenza ad altro e ad altre persone, persone che vedo abitualmente e mi rimprovero anche di non riuscire a ritagliarmi del tempo da passare con lei.

Insomma tutto questo per dire che a volte capita di perdersi di vista, di non sentirsi più e “dimenticarsi” di qualcuno, la si accetta come cosa, perché è normale, è la vita. Semplicemente.

Eppure trovo impossibile accettare il fatto di essere dimenticata, dimenticata soprattutto da qualcuno che per me non dovrebbe dimenticarmi. E quel “per me” ha dentro mille significati, mille ricordi, motivazioni, istanti, giorni e mesi. Come si può cancellare tutto il passato così? Come se dentro la vita di qualcuno in realtà non ci fossi mai stata, certe cose non fossero mai successe, non riuscire a far sentire la tua mancanza, essere stata così… insignificante?

Poi penso che Rachele non è stata insignificante per me, che in realtà capita che la pensi e mi manchi pure, ma che semplicemente “la vita ci spinge verso direzioni diverse” come canta Pierpa.

venerdì 17 giugno 2016

Non è l'amore che va via


Che piccolo capolavoro ho scoperto stamattina.
A me non scrivono più lettere d'amore dal terzo anno di università e mi mancano.
Credo non ne riceverò mai più. Romance is dead. Non ci resta che qualche canzone.



Vai vai
tanto non è l'amore che va via
Vai vai
l'amore resta sveglio
anche se è tardi e piove
ma vai tu vai
rimangono candele e vino e lampi
sulla strada per destino

Vai vai
conosco queste sere senza te
lo so, lo sai
il silenzio fa il rumore
de tuoi passi andati
ma vai, tu vai
conosco le mie lettere d'amore
e il gusto amaro del mattino

Ma
non è l'amore che va via
il tempo sì
ci ruba e poi ci asciuga il cuor
sorridimi ancor
non ho più niente da aspettar
soltanto il petto da uccello di te...
soltanto un sonno di quiete domani...

Ma vai, tu vai
conosco le mie lettere d'amore
e il gusto amaro del mattino

lo so lo sai
immaginare come un cieco
e poi inciampare
in due parole
a che serve poi parlare
per spiegare e intanto, intanto noi
corriamo sopra un filo, una stagione,
un'inquietudine sottile.

Ma,
non è l'amore che va via
il tempo sì,
ci ruba e poi ci asciuga il cuor
sorridimi ancor
non ho pi? niente da aspettar
soltanto il petto da uccello di te...
soltanto un sonno di quiete domani...



Credits
Writer(s): Vinicio Capossela
Copyright: Fonit Cetra Music Publishing S.r.l., L'Alternativa Edizioni Musicali S.r.l.



giovedì 19 maggio 2016

del buon cinema, italiano

L'Italia sa regalarci anche del buon cinema, un cinema che le patinate pellicole hollywoodiane possono solo sognare, dove la lista dei registi che sanno renderlo tale, è talmente lunga tra nomi del passato ed altri più recenti, che mi pare noioso star qui ad elencarli tutti, rischiando sicuramente di dimenticarmene qualcuno.

Chi lo sa fare, il buon cinema, riesce a creare un lavoro simile ad un'opera d'arte ricca dei più svariati elementi (la sceneggiatura, la fotografia, il montaggio, le musiche...) che devono sapientemente unirsi fra loro. 
Io non sono del mestiere e parlo da profana, parlo con il gusto e la sensibilità che non è sicuramente quella del critico cinematografico, ma quella di una semplice ragazza che a trent'anni ha sviluppato una sua visione delle cose. E nella mia visione delle cose, domenica ho avuto la riconferma che Garrone è un regista davvero bravo.

Il primo film suo che vidi fu Primo Amore. Penso d'aver avuto vent'anni e ad attrarmi fu il titolo, ne sono certa. Un film oscuro nella trama come nei colori, nelle ossessioni del suo protagonista, dove viene narrata la quotidianità di gente comune, a tratti quasi banale, ma che poi tanto banale non è, proprio come lo siamo noi, con le nostre particolarità, i difetti ed i problemi. 
Le immagini sono piccoli capolavori in grado di trascinarti dentro la storia, credo ci si senta quasi un voyeur all'interno di quegli spazi domestici in cui gli attori si muovono.



Dopo Primo amore vidi Gomorra, credo inconsapevole del fatto che il regista fosse sempre lui, nonostante il grosso clamore che fece durante l'uscita dal momento che era la trasposizione cinematografica del libro di Saviano (letto per caso. In quel periodo la professoressa di mio fratello delle superiori gliel'aveva dato da leggere ed io, trovando quel libro dalla copertina fucisa e nera in giro per casa, ogni tanto lo prendevo in mano e ci davo una letta). Visto per caso e piaciuto per caso dal momento che mi tengo sempre un po' alla larga da tutto quello che cercano di propinarti i media. Superficiale io a non interessarmi di chi fosse la regia tanto da ricredermi del fatto che non sempre tutto quello che è nazionalpopolare fa schifo.
Poi Reality, il film che mi è piaciuto meno, anche se rimane comunque un buon film, forse per la forte coerenza che c'è fra la sua trama e la resa di questa.

Domenica invece è stata la volta de L'imbalsamatore; Il primo film con il quale ha ottenuto successo, l'ultimo che ho visto e quello che più mi è piaciuto.
Perfetto in tutto: nella trama che, per quanto bizzarra (il protagonista è un nano che di mestiere fa l'imbalsamatore appunto -tra l'altro ispirato ad un fatto di cronaca-), non è così improbabile, ma anzi risulta uno spietato spaccato di una società di provincia dove entrare a contatto con l'ambiente della malavita è più facile di quanto si possa immaginare. Perfetto nei dialoghi e nella recitazione dei suoi personaggi. Poi c'è la fotografia, immagini che sembrano tele del Caravaggio, 


la musica (curata dalla banda Osiris) che le accompagna, dove il suono di un sax ben si mescola alle atmosfere notturne...















venerdì 6 maggio 2016

L'alienazione del rapporto amoroso attraverso il paradosso, Wallace

In questi giorni sto leggendo un libo di David Foster Wallace, La scopa del sistema.
Un libro molto strano, che sembra quasi una raccolta di racconti, perchè è ricco di moltissime storie dentro la storia. La storia è quella di Leonore e dei personaggi che le ruotano attorno: la bisnonna, il fratello che tutti chiamano l'Anticristo, la coinquilina Candy, il dottor Jay ... e Rick Vigorous ed è proprio quest'ultimo ad arricchire l'opera di molti racconti, racconti che gli arrivano per essere pubblicati sulla "Frequent Review", la rivista a cui è capo, racconti che Leonore ama farsi da lui raccontare.



Ed uno di questi racconti ha attirato particolarmente la mia attenzione.
E' la storia di un uomo che è "affamato d'amore", che ha un bisogno talmente forte di amare che si innamora fin dal primo sguardo delle donne che incontra, ma non riesce a non esternare queste sensazioni che prova con l'inevitabile risultato di allontanare tutte le donne che lo circondano. Così decide di andare da una terapista per farsi aiutare ed il consiglio che riceve è quello di cercare di amare davvero una persona, quindi conoscendola, non solo perchè attratto e bisognoso d'amore e che forse una soluzione poteva essere quella di cominciare a frequentare una donna che non avrebbe trovato assolutamente attraente, proprio per non suscitare in lui quel desiderio che non riesce tenere a freno.
Inizia quindi a frequentare una donna incontrata per caso sulla metro, una donna per niente attraente, molto trascurata e diffidente di tutti e di tutto. 

Poco alla volta, l'uomo riesce a guadagnarsi la fiducia di lei scoprendo il perchè di quel carattere schivo, la donna nasconde un segreto: sul collo è attaccata una piccola raganella vivente che nasconde sotto una grossa sciarpa e di cui si prende cura nei momenti in cui è sola. L'uomo poco alla volta, continuando a frequentare la donna (proprio perchè questa è la sua terapia) inizia ad apprezzarla, a capire il perchè di molti aspetti del suo essere, a trovarla interessante e questo fa si che lui se ne innamori. La raganella però, se prima la donna se ne occupava amorevolmente, comincia ora a rappresentare un problema, un impedimento alla voglia di "normalità" di lei. 

Ed attraverso questa storia grottesca e totalmente paradossale ci si pone però molti interrogativi; si indaga su come una nostra particolarità che ci rende unici possa talvolta rappresentare un limite e come tentando di superare questo limite, mettendolo da parte per la persona amata, sia mettere da parte anche una parte del nostro essere. Quanto questo sia giusto. Il prezzo da pagare per cercare di ottenere quello che crediamo sia la felicità.  

Se aveste voglia di spenderci una mezz'oretta, qui sotto ho trascritto la storia della donna con la raganella sul collo, magari la vostra interpretazione potrebbe essere molto diversa dalla mia. Buona lettura!


[...] Ironia della sorte, un uomo, il cui istinto d'amore è quanto più forte e naturale e istintivo possibile, è incapace di trovare qualcuno da poter amare [...] il fatto è che quest'uomo, nel quale gli istinti e le passioni sono così puri, è totalmente incapace di controllare questi così puri e forti istinti e passioni. Ciò che puntualmente avviene  è che ogni volta che l'uomo incontra una donna mezzo passabile, o anche solo un quarto passabile, se ne innamora a capofitto, di punto in bianco, tra capo e collo, di primo acchito, e praticamente la prima cosa che le dice è  direttamente 'ti amo', giacché non riesce a controllare i propri roventi sentimenti d'amore, e l'autore ci fa capire come tali sentimenti constino non tanto di brama sessuale quanto di autentico, profondo, emotivamente complesso amore passionale,  sicché alla prima occasione l'uomo sbotta il suo 'ti amo' e le pupille gli si dilatano finché praticamente gli riempiono tutto l'occhio, e lui avanza senza indugio verso la donna in questione per abbracciarla  oltre, e le donne con cui si comporta così,cioè praticamente tutte quelle che incontra, comprensibilmente non reagiscono in maniera positiva vedendosi davanti un uomo che di punto in bianco gli dice 'ti amo'e tenta l'approccio intimo, sicché puntualmente reagiscono fulminandolo verbalmente, o fisicamente, cioè picchiandolo con quello che si trovano a portata di mano, oppure, peggio ancora, scappano via con urla afone che solo lui e loro possono udire.
Sicchè comprensibilmente, l'uomo non è felice. Non solo gli è negata la possibilità di amare, ma a negargliene la possibilità è proprio la forza e l'intensità della sua brama d'amore, negazione che comprensibilmente gli provoca in maniera esponenziale più tristezza e depressione e frustrazione di quanta ne provocherebbe a te o a me, che esercitiamo un controllo quasi assoluto sui nostri istinti, che pertanto sono quasi soddisfatti.
Sicchè l'uomo soffre e perde il lavoro al Dipartimento Pesi e Misure dello Stato di New York, lavoro che aveva sempre svolto in maniera incredibilmente brillante prima che il problema di intensità amorosa non si facesse così grave, e adesso vaga senza meta per le strade di New York, sopravvivedo grazie ai risparmi fatti ai tempi del suo brillante impiego come addetto ai pesi-e-misure, e dunque vaga per le strade della città, fermandosi solo quando si innamora e viene schiaffeggiato o deriso o fatto oggetto di urla afone. E la cosa va avanti per mesi, finchè un giorno, passando per Times Square, l'uomo vede incollata a un palo un'elegante locandina di un medico che si professa specialista in terapia amorosa per la cura di affezioni provocate dal e collegate al sentimento amoroso [...]
nella locandina, prima dell'indirizzo, c'è scritto in corsivo Niente a che vedere con la terapia sessuale, sicchè l'uomo, privo com'è di entusiasmo per la propria esistenza attuale nonchè di alternative per risolvere i propri problemi, decide di prendere la metropolitana e recarsi immediatamente presso lo studio del terapista amoroso. Nel vagone della metropolitana adocchia quattro donne, di cui almeno tre ragionevolmente attraenti, e nel giro di due secondi si innamora a turno di tutt'e tre, e viene fatto oggetto di, rispettivamente, schiaffi, scherno e urla afone, dopo di che punta la quarta donna, che è parecchio grassa, coi capelli radi e bisunti, occhiali a fondo di bottiglia, e un mento incredibilmente sfuggente, insomma quarta donna che è incresciosamente ripugnante, persino per lui, comunque è difficile vederla bene perchè se ne sta rintanata nell'ombra infondo al vagone, con il colletto del pastrano rialzato sul collo, collo che oltretutto è avviluppato in una sciarpa pesante [...] e si stringe sulla pancia un vecchio termos che sbuca da una tasca del pastrano, e insomma ha tutta l'aria di far parte di quel mondo di schizzati che a New York sicuramente non mancano e coi quali è meglio non avere a che fare.


































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Tra l'altro la cicciona coi capelli radi e bisunti, pur rintanata nell'ombra infondo al vagone, ha seguito con la cosa dell'occhio le manovre dell'uomo con le altre tre donne e i conseguenti tentativi di approccio intimo, sicchè quando lo vede puntarla si terrorizza, è spaventatissima, e schizza verso le porte del vagone, più veloce che può, il che significa piuttosto lentamente, giacchè come ci è dato scoprire la donna ha una gamba parecchio più corta dell'altra, e comunque per quanto le possibile schizza, e la metropolitana sta giustappunto fermandosi in una stazione, e le porte si aprono, e lei scappa via, e la foga è tanta che la donna lascia cadere il termos che teneva stretto sulla pancia, e il termos rotola sul marciapiedi della metropolitana, e va a fermarsi contro una scarpa dell'uomo, e l'uomo lo raccatta, e non è altro che un vecchio termos di metallo nero, ma sul coperchio c'è una striscia di nastro adesivo con scritti a mano un nome e un indirizzo di Brooklyn.
Sicchè l'uomo arriva nello studio del terapista amoroso, e normalmente non riuscirebbe a parlarci, perchè apprendiamo che il terapista, che in realtà è una terapista, è assai rinomato e ha una clientela sterminata, e per ottenere un appuntamento bisogna prenotarsi con mesi e mesi d'anticipo, ma si dà il caso che la segretaria della terapista amorosa sia una donna di una straordinaria avvenenza, e che immediatamente e involontariamente l'uomo se ne innamori e, sempre involontariamente, cominci a recitarle poesie d'amore, poi gli venga una specie di svenimento, per via dell'intensità dell'amore suscitato in lui da questa donna straordinariamente avvenente, e finisca disteso sulla moquette della sala d'aspetto, sicchè la segretaria corre nell'ufficio della terapista e le dice cos'è successo, le dice che l'uomo ha chiaramente bisogno d'essere esaminato immediatamente, lì, sulla moquette della sala d'aspetto, sicchè la terapista amorosa salta la pausa pranzo, che stava accingendosi a non saltare, e lei e la segretaria sollevano l'uomo dal pavimento della sala d'aspetto e lo portano nello studio e lo fanno rinvenire con dell'acqua fredda, e così la terapista amorosa lo esamina senza che l'uomo debba aspettare mesi e mesi.
E così si scopre che la terapista amorosa è così rinomata e ha una clientela così sterminata è anche e soprattutto perchè in genere riesce ad arrivare al cuore del problema amorosa del paziente in una singola seduta, e quindi non tiene in ballo il paziente mese dopo esoso mese con vaghe profezie [...], e infatti la terapista amorosa arriva al cuore anche del problema dell'uomo, e gli dice che abbastanza sorprendentemente non si tratta affatto di eccessiva potenza del suo meccanismo di sentimento amoroso bensì e piuttosto di eccessiva debolezza di alcune importanti facoltà di detto meccanismo, giacchè una delle componenti cruciali del vero amore è la facoltà di discriminare e decidere chi e sulla base di quali criteri amare, cosa l'uomo è manifestamente incapace di fare -come risulta dal suo essersi profondamente e complessamente innamorato della segretaria senza neppure conoscerla, e dal suo aver detto almeno dieci volte, sempre involontariamente, 'ti amo' alla terapista stessa. Quello che all'uomo conviene fare, dice la terapista amorosa, è rafforzare il proprio meccanismo di discriminazione amorosa frequentando donne e cercando di non innamorarsene. Dato che ovviamente all'inizio gli verrà difficile la terapista amorosa li dice di cominciare trovandosi una donna che dal punto di vista fisico quanto quello caratteriale sia così assolutamente e totalmente non-desiderabile rendergli quasi impossibile innamorarsene subito, e quindi di fare in modo di frequentarla più che può per rafforzare il meccanismo che consente agli uomini di frequentare donne senza necessariamente innamorarsene [...] sicché l'uomo decide di provare a mettere in oratica il consiglio della donna, e a quel punto il caso vuole che egi abbassi lo sguardo sul termos che ha ancora in mano, e veda il nastro adesivo con su scritto il nome e l'indirizzo della donna del termos, e abbia un flashback epifanico della corsa in metropolitana, e capisca che la donna del termos è la candidata ideale per un non-amore, vedi capelli bisunti e zoppia e vedi altresì gli innegabili problemi caratteriali [...]
Qualche giorno dopo l'uomo e la donna del termos passeggiano a Central Park, o piuttosto con l'uno che passeggia e l'altra che arranca, e che si tengono per mano, anche seper l'uomo si tratta di un tenere per mano meramente amichevole e platonico, mentre per la donna del termos non sappiamo bene di cosa si tratti esattamente  [...] E stanno passeggiando mano nella mano, anche se è scomodo, perché la donna ha evidentemente un bisogno patologico di tenersi costantemente nell'ombra, sicchè continuano a zigzagare per Central Park cercando sempre una nuova ombra in cui la donna possa patologicamente tenersi, e la donna ha anche un bisogno patologico di mantenersi coperto il collo, e continua a rassettarsi e rimboccarsi una delle apparentemente innumerevoli sciarpe che possiede, e altresì sembra sempre stranamente desiderosa di stare alla sinistra dell'uomo, quindi di dargli il proprio profilo destro, e ogni volta che l'uomo cambia direzione e quindi relativamente a lei muta orientamento la donna instancabilmente si riposiziona in modo di mostrargli sempre e solo il proprio profilo destro.
E a quanto pare la donna vive in solitudine e non ha alcun rapporto emotivo con nessuno se non con sè stessa, a parte la famiglia, che abita a Yonkers, e tuttavia l'uomo, man mano che intensifica l'esercizio del proprio meccanismo di discriminazione amorosa e quindi intensifica la frequentazione della donna e quindi man mano che comincia a conoscerla meglio, ha la netta sensazione che la donna in realtà voglia avere un rapporto emotivo con qualcuno al di fuori di sé stessa, e che lo viglia pure tanto, ma che non ci riesca per qualche strana ragione che l'uomo non capisce, ma che sospetta avere a che fare con le ombre, le sciarpe e il profilo.
E succede una cosa strana. L'uomo comincia ad apprezzare la donna del termos. Non ad amarla, bensì ad apprezzarla, cosa che non gli è mai successa prima e di cui avverte la grossa differenza, giacché comporta il dedicare alla realtà dell'altra persona molta più attenzione emotiva di quanta ne comportasse il vecchio incontrollabile amore passionale,  comporta il voler bene all'intera altra persona, comprese le sfaccettature e le caratteristiche che non lo riguardano direttamente. E tra le righe ci viene fatto intendere come l'uomo, per la prima volta, stia sentendosi realmente in un rapporto con qualcuno al di fuiri da sè, e come prima d'ora l'uomo non sia stato veramente con qualcuno, e come la sua acuta vocazione amorosa, che a prima vista poteva sembrare il modo ideale per instaurare un rapporto, in realtà fosse un modo per negarsi qualsiasi tipo di rapporto, visti gli esiti e visto anche quello che lascia discretamente intendere una rapida analisi psicologica della sua determinazione inconscia. L'incapacità di servirsi della facoltà discriminativa per avere rapporto con il mondo a lui esterno ha precluso all'uomo qualsiasi rapporto con quel mondo, esattamente come la donna col termos si è preclusa qualsiasi rapporto con il mondo esterno per via della propria fissazione ombra-sciarpa-e-profilo. 
Caratteristica, quest'ultima, che comincia a inquietare l'uomo, e che lo incuriosisce enormemente,  specialmente ora che va sentendosi sempre più legato alla donna anche se, da un rapporto che non ha nulla a che vedere con l'amore passionale, e specialmente ora che è convinto che anche lei non veda l'ora di legarsi. Sicchè l'uomo si guadagna gradualmente la fiducia e l'affetto della donna, e lei reagisce cominciando a lavarsi i capelli e a badare alla linea e acquistando una scarpa ortopedica per quantomeno ridurre l'effetto di quell'orrendo gap tra le gambe, e le cose procedono bene, nondimeno è evidente come la donna del termos sia ancora patologicamente turbata da qualcosa. Finché una sera, agli inizi di Aprile, dopo una passeggiata nelle zone più pittoresche di Brooklyn, l'uomo invita a casa la donna del termos e ci fa sesso, la seduce, la fa spogliare nuda -tranne, misericordiosamente, la sciarpa- e ci fa l'amore, e, dapprima sorprendentemente,  ma poi pesandoci, non tanto sorprendentemente,  scopriamo che si tratta in assoluto della prima volta che quest'uomo così incredibilmente passionale e votato all'amore, uomo che tra l'altro è sulla trentina, fa l'amore con qualcuno [...].

























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E insomma fanno sesso e l'uomo riesce ad essere delicato e premuroso, cosa che possiamo tranquillamente intuire non sarebbe riuscito ad essere se nei confronti della donna del termos si fosse innamorato come di consueto e cioè disperatamente,  e la donna del termos avrebbe voglia di piangere lacrime di gioia davanti a tanta delicatezza e tante premure, e in sostanza riusciamo a sentire l'accelerarsi dei palpiti del suo cuore, e la donna comincia a credere che infondo sia possibile avere un rapporto con il mondo esterno. E tutt'e due sono lì sdraiati sul letto di lui, con le gambe asimmetricamente intrecciate, e l'uomo ha la testa appoggiata sull'esiguo supporto del mento sfuggente della donna del termos, e pigramente si gingilla con la sciarpa che ella ha intorno al collo, gingillamento che turba patologicamente la donna, turbamento che l'uomo nota, e notandolo viene sopraffatto da un misto di curiosità e inquietudine, e tenta con lentezza sentimentale e metodica di sciogliere la sciarpa e di sfilarla dal corpo della donna del termos, e la donna del termos tende tutti i muscoli ma con quello che intuiamo essere un immane sforzo di volontà si impone di lasciarlo fare, e lo sforzo è tale che adesso la donna piange davvero, e l'uomo, a via di baci e coccole, le sfila delicatamente la sciarpa, la lascia cadere a terra, e nella semioscurità della stanza vede sul collo della donna una cosa decisamente bizzarra, e nella scarsa luce della stanza da letto scopriamo che in un'ansa alla base del collo, sul lato sinistro, la donna ospita una raganella verde chiaro la cui gola si gonfia e si sgonfia ritmicamente. Dall'ansa nel collo della donna la raganella fissa l'uomo con occhi tristi e saggi occhi rettilei, sui quali si chiudono a scatto, di sotto in su, le traslucide e delicate palpebre inferiori. E la donna piange, il suo segreto è svelato, nel suo collo abita una raganella.
[...] La raganella nell'ansa del collo è ciò che impedisce alla donna del termos di mettersi in rapporto con il mondo a lei esterno: è ciò che l'ha costretta a vivere nella tristezza e nel turbamento, vedi anche ombra e oscurità, e ciò che l'ha legata e avvinta, vedi anche infagottamento a mezzo sciarpa, è ciò che le ha impedito di affrontare il mondo esterno, vedi anche perenne occultamento del profilo sinistro. La raganella è il meccanismo dell'alienazione e del distacco, simbolo e insieme causa dell'isolamento della donna del termos; tuttavia dopo un po' comincia a risultare evidente come la donna sia attaccatissima emotivamente alla raganella, e le dedichi più premure e se ne preoccupi più di quanto non faccia di sè stessa, lì, nell'intimità di casa sua. Addirittura l'uomo scopre che tutte le sciarpe che la donna possiede ed usa per coprire e nascondere la raganella sono piene di minuscoli forellini, prese d'aria per la raganella, forellini praticamente invisibili che nottetempo la donna stessa è andata praticando tramite milioni di punture di spillo sulla stoffa. Sicchè proprio la cosa che ha privato la donna di quel rapporto col mondo esterno che ella pur anelava, e che quindi l'ha resa estremamente infelice, è anche il centro della sua vita, una cosa la cui donna tiene enormemente e di cui altresì, in modi il cui uomo avverte, ma non capisce appieno, è addirittura fiera, così come è fiera del fatto che la raganella si lasci da lei imboccare col dito e grattare la bianca gola con un tagliacarte. Sicchè adesso le cose sono comprensibilmente ambigue, e non è chiaro se, nel profondo del suo essere, la donna del termos voglia davvero avere un rapporto emotivo. Tuttavia con l'andare del tempo e con l'uomo che continua a frequentarla esercitando con delicatezze e premure il proprio meccanismo amoroso non-amoroso, la donna si innamora sempre di più, e chiaramente vuole legarsi, e la sua relazione con la raganella nell'ansa sul collo si fa ambigua, e talvolta la donna le è ostile e la prende a pizzicchi, mente in altri momenti ricade nel non volersi legare e quindi coccola la raganella e le gratta col tagliacarte la bianca gola e invece tratta freddamente l'uomo. E le cose continuano così e tutto sommato lei continua ad innamorarsi sempre più dell'uomo. E l'uomo comincia ad avere dei dubbi circa la pretesa non-amorosità del proprio sentimento nei confronti del proprio sentimento nei confronti di questa strana e non certo avvenente ma tuttavia assai complessa e da un certo punto di vista eroica e da tutti i punti di vista sicuramente interessantissima donna del termos, e così la situazione amorosa si fa nell'insieme ben più complicata di quanto sia stata fin qui.
E insomma le cose sono assai complicate, e l'uomo va sempre più guadagnandosi la fiducia della donna, tant'è che a un certo punto la donna decide di portarlo a cena dai suoi a Yonkers, per una rimpatriata di famiglia, e così l'uomo si ritrova davanti alla famiglia di lei al gran completo, e capisce immediatamente che qualcosa non va, visto che hanno tutti il collo avviluppato in una sciarpa pesante, e sono molto tesi per la presenza di questo estraneo, e loro e lui se ne stanno seduti per un po' in soggiorno, in un silenzio imbarazzato, gli adulti con in mano i loro cocktail, i piccoli con in mano le loro CocaCola, e poi vanno in sala da pranzo, e prima che si siedano a tavola, la donna del termos guarda a lungo l'uomo, e poi guarda il padre, e poi con un gesto che vuole manifestare ai parenti il suo aver ammesso l'uomo al segreto della propria condizione e aver con lui posto le premesse per una qualche sorta di rapporto emotivo, la donna si scioglie la sciarpa e la lascia cadere a terra, e la raganella emette un breve gracidio, e c'è un momento di silenzio incredibilmente teso, e poi anche il padre scioglie lentamente la sciarpa e la lascia cadere a terra, e in una piccola ansa nella parte sinistra del suo collo c'è una falena, e allora tutti gli altri membri della famiglia si sciolgono le rispettive sciarpe, e tutti hanno un qualche animaletto che alberga in un'ansa nella parte sinistra del loro collo: la madre ha una salamandra, un fratello ha una formica rossa, una sorella ha un ragno licoside, un altro fratello un axolotl, uno dei piccolini ha un lombrico, e così via.
Mentre tutti sono seduti a tavola e cenano e ciascuno si occupa di imboccare il proprio inquilino da collo, il padre racconta all'uomo di come la loro famiglia provenga da un'antica e narrativamente indeterminata regione dell'Europa dell'est, e di come gli abitanti di questa regione abbiano da sempre intrattenuto relazioni elusive con il mondo esterno, e di come in tempi lontani le famiglie della regione fossero caratterizzate da una grande coesione interna, coi loro membri intimamente e integralmente legati l'uno all'altro, ma altresì di come gli stessi nuclei famigliari fossero fieramente indipendenti, e tendessero a considerare estranei tutti e ciascun  non-membro della famiglia, e di come con questi estranei non fossero in grado di legare, e di come i i piccoli ospiti dei rispettivi colli, cioè specifici tipi animali inizialmente unici per ogni famiglia, fossero simboli di questa differenza dal e non rapporto col resto del mondo esterno. E sempre il padre racconta di come il passare degli anni e l'unione tra consanguinei abbiano ormai fatto sì che i tipi animali nel collo dei membri della stessa famiglia non siano più uguali, e di come, malauguratamente, alcuni membri giovani delle antiche famiglie comincino a risentire della clandestinità e della diversità provocate e implicate dall'ospitare nel proprio collo un animale, e infine di come alcuni membri della sua stessa famiglia gli abbiano dato modo di capire di non essere entusiasti della propria condizione. E qui lui e tutti gli altri membri della famiglia smettono di magiare e fissano la donna del termos, intenta a imboccare la raganella con un pezzettino di stufato posto sul polpastrello dell'indice. E il cuore dell'uomo rischia di spezzarsi per quant'è gonfio di compassione per la donna del termos, che chiaramaente si trova ormai in una situazione terribilmente ambigua con chi e quanto la circonda, e dunque il cuore dell'uomo rischia di spezzarsi, e l'uomo ha un lampo epifanico che gli fa capire d'essersi innamorato della donna del termos, benchè d'un amore diverso da quello provato per le innumerevoli donne di cui andava innamorandosi un tempo.
Sicchè le cose si sono complicate, enormemente complicate, e l'uomo sente di star provando esattamente il tipo di amore fortemente discriminativo che la terapista amorosa  si è  tanto raccomandata  di perseguire e forse ho trascurato di dire che mai da un pezzo l'uomo ha sempre  meno pulsioni di innamoramento  passionale,  e che quindi  le cose sono molto  più  sotto controllo, e perciò,  con la riconquistata serenità amorosa, più  la notevole esperienza  nel campo pesi-misure'uomo riesce a trovare un impiego più  che  decoroso presso un'azienda che produce bilance, e se la cava decisamente bene, anche se un po' gli manca quell'eccitante brivido rovente che provava in occasione dei suoi vecchi forsennati innamoramenti passionali e non discriminanti. Ma la donna del termos sta evidentemente affrontando mutamenti e sensazioni ben più comolessi di quelli dell'uomo; è palesemente innamorata di lui, e il suo nascente rapporto  emotivo sta palesemente suscitandole il desiderio di entrare in rapporto emotivo con l'intero mondo esterno,  e quindi comincia ad occuparsi e a preoccuparsi  proprio aspetto esteriore : perde qualche altro chilo, compra lenti a contatto per sostituire gli  occhiali a culo di bottiglia, si fa la permanente,  e ovviamente c'è ancora il problema alla gamba, ma tant'è.  E soprattutto comincia manifestatamente ad avvertire come problema  la raganella nell'ansa del proprio collo, e cessa di identificarsi con essa  e con il non rapportarsi,  e comincia piuttosto ad identificarsi con sè stessa e con il rapportarsi. Però la percezione della raganella come problema, che è, non dimentichiamolo, una conseguenza della sua nuova visione del mondo e del desiderio di rapportarsi, finisce per procurarle notevole pena e disagio, poiché sentendosi finalmente un po'in rapporto con il mondo, ella sente anche di non voler più stare nell'ombra e presentarsi solo di profilo, ma altresì non abbia appunto nessuna voglia di nascondersi ha più che mai la sensazione di doverlo fare, perché in effetti ha un rettile vivo imboscato nell'ansa del collo, il che rispetto al mondo con cui adesso brama di entrare in rapporto è una cosa tanto disgustosa quanto anormale. Ma la donna del termos diventa improvvisamente e funestamente ancor più fissata con lo starsene nell'ombra e avvilupparsi in sciarpe pesanti, anche se queste sono ovviamente anch'esse idiosincrasie indice di anormalitá: quanto più brama di essere accettata dal mondo tanto più viene ricacciata indietro dall'acuirsi delle proprie diversità, vedi inquilino anfibio. Sicchè comincia ad essere totalmente ossessionata dalla raganella verde, e sempre più spesso la prende a pizzicchi, e piange, e dice all'uomo di odiare la raganella, e l'uomo cerca di consolarla portandola a ballare in un night club dotato di un gran numero di zone d'ombra.
E le cose peggiorano, e adesso la donna del termos ha cominciato a bere, beve di continuo, sprofondata nel divano di casa, e l'uomo, seduto al tavolo a progettare bilance, la guarda bere e si immalinconisce; e la raganella, quando non è occupata a scansare i pizzicchi della donna, da sopra le palpebre inverse guarda malinconicamente l'uomo.
E adesso siamo, catastroficamente, in pieno aprile. E' quasi il culmine della primavera. In primavera le raganelle cantano. E' l'istinto. Cantano e gracidano come pazze. E questa, mi piace pensare, è la ragione per cui la raganella guardava malinconicamente l'uomo mentre malinconicamente l'uomo guardava bere la donna del termos: la raganella ha da rispettare anche la propria, di natura. Forse la raganella è consapevole del fatto che adesso il proprio canto primaverile avrà un effetto catastrofico sulla donna del termos, giacchè mentre in passato, nella stagione del canto, la donna si teneva più nascosta del solito, ora è chiaramente dilaniata da un intenso desiderio di rapportarsi, di essere parte del mondo. Sicchè forse la raganella sa che il proprio gracidare come una pazza nuocerà alla donna del termos, magari che la nuocerà irreparabilmente, ma che può farci? E ovviamente lo scatenasi del canto della raganella fa impazzire di frustrazione e di orrore la donna del termos, e le sue smanie contrapposte, cioè da un lato quella di rapportarsi e dall'altro di rintanarsi nell'ombra, la dilaniano, e tutto ciò è tristissimo nonchè, come ormai dovrebbe essere evidente, anche terribilmente foriero di tragedia.
E un giorno, non molto dopo il primo gracidio primaverile della raganella, mentre l'atmosfera ci viene descritta come dolce e mite e soffusa di promesse di caldo, piena di profumi floreali perfino a New York, l'uomo si trova in ufficio e riceve una telefonata del padre della donna del termos, da Yonkers: quel mattino la donna si è gettata sotto i vagoni della metropolitana ed è morta di una morte atroce.
Sicchè l'uomo è ovviamente sconvolto, e mette giù il telefono senza neanche ringraziare il padre per averlo chiamato, nonostante in effetti si sia trattato di un gesto notevole per quel vecchio europeo con le sue storie di estraneità del mondo esterno alla famiglia eccetra, e insomma l'uomo è talmente sconvolto che non va nemmeno al funerale, è fuori di sè e si accorge con gran pena di come il suo rapporto con la donna del termos fosse un rapporto vero e intenso, profondo e significativo, e scopre altresì come la rottura di un rapporto esistente sia enormemente più penosa del rifiuto opposto a un tentativo di rapporto, e si tormenta, e, come se non bastasse, ma conseguentemente, il suo vecchio problema amoroso torna prepotentemente alla ribalta, più forte che mai, e l'uomo comincia ad innamorarsi praticamente di ogni cosa che respiri, cioè tragicamente, tanto di donne quanto di uomini, il che significa che viene visto come un omosessuale, e in ufficio cominciano a tormentarlo, e poi perde il posto quando dice al capoufficio di essersi innamorato di lui, e quindi ritorna daccapo sul lastrico sia metaforicamente sia letteralmente, e per giunta si innamora anche di bambini, il che è notoriamente una cosa che non sta bene, e si fa beccare dalla polizia mentre commette atti riprovevoli benchè ovviamente involontari, e passa una notte in cella, e ovviamente sta da cani, e maledice la terapista amorosa per avergli suggerito di provare ad amare servendosi della propria facoltà amoroso-discriminativa.
Sicchè l'uomo è sconvolto, e il suo problema amoroso imperversera, insieme al e corroborato dal suo rimpianto da rottura-del-rapporto-con-la-donna-del-termos, e altresì insieme al suo desiderio di non rapportarsi mai più, desiderio che a sua volta ha un rapporto malsano ed equivoco con l'originario problema amoroso. Sicchè le cose sono messe malissimo. Passa una settimana, e, una notte di maggio, mentre l'uomo è sdraiato sul tappeto di casa sua, prostrato da una giornata di circa venticinque tra innamoramenti e interventi della polizia, prostrato e sul punto di sbiellare definitivamente, all'improvviso sente qualcuno bussare quasi impercettibilmente alla porta del suo appartamento. Va ad aprire, e, sul pavimento del corridoio davanti alla porta del suo appartemento, c'è la raganella verde chiaro della donna del termos, che lo guarda da sopra le sue delicate e traslucide palpebre inverse, con una zampetta maciullata e ciondolante, conseguenza, a quanto ci è dato capire, del tragico episodio nella metropolitana, episodio cui, tuttavia, la raganella ha tutta l'aria di essere sopravvissuta.
E la storia si conclude sugli occhi dell'uomo, gonfi e zuppi di dolore e d'amore e disorientamento emotivo, abbassati sulla raganella verde chiaro, che ancora una volta lo guarda sbattendo malinconicamente le sue palpebre inverse e azzardando un paio di brevi gracidii titubanti. Li vediamo lì, muti nel corridoio, a guardarsi, e la storia finisce.











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