martedì 27 ottobre 2015

Ogni tanto mi commuovo anch'io

Ecco una lista dei film che mi hanno commosso, o per lo meno fatto venire un nodo in gola.
ATTENZIONE, questo post contiene spoiler.



Scrivo questa lista dal momento che, mentre "riordinavo" un po' di film nell'ennesimo social a cui mi sono iscritta (GRAZIE GIULIA... ora davvero non ho più una vita), mi sono ricordata di quei film che mi "hanno mosso qualcosa dentro".
Purtroppo ora, non mi succede più così facilmente. Non ricordo nemmeno più quale sia stato l'ultimo film a commuovermi. Forse anche questo significa "crescere", fare l'abitudine alle cose brutte della vita, ai dolori, alle ingiustizie, sembra quasi che il cinismo e la rassegnazione diventino parte di noi. E se da un lato è orribile diventare più distaccati, il quasi non provare delle sensazioni, da un lato forse è un sistema di autodifesa che ci prepara ad una vita che non è sempre tutta rosa e fiori.

Se vi steste chiedendo quale sia il social in questione si chiama LETTERBOXD ed è una sorta di archiviazione dei film che si sono visti e tutto sommato torna utile. 

Quindi ho deciso di approfittare e fare questa mini lista, visto che ogni volta che mi chiedono quale film mi faccia piagné ho il vuoto più totale e passo come sempre come la ragazza dal cuore di ghiaccio. Ecco spero che prossimamente qualche film mi faccia commuovere, perchè sono tutti film un tantino datati.

La ricerca della felicità - G. Muccino,
un film profondamente triste. Mettici povertà, l'inconsapevolezza e l'ingenuità di un bambino e io crollo.


Forrest Gump - R. Zemekis , 
alla fine, quando a lui rimane il bambino di Jenny, la bontà d'animo ed il candore di Forrest, corri Forrest, corri!

Radiofreccia - L. Ligabue, 
sì me ne vergogno un po', ma rimane uno dei miei film preferiti. Quando lo vidi la prima volta facevo le medie, quindi ero poco più di una bambina e vedere un ragazzo che ci rimane secco a causa dell'eroina, insomma l'AUTODISTUZIONE bella e buona mi ha quasi shockata, la trovavo una cosa incomprensibile; cosa poteva fare un amore andato a male. 
Poi quella (che per me rimane una) bellissima registrazione in cassetta che l'amico inserisce alla fine. Veri e propri "penotti d'oca"



Jona che visse nella balena- R. Faenza,
e qui ero ancora più piccola rispetto a Radiofeccia, ero alle elementari, il bambino protagonista era un mio coetaneo e quindi giù di lacrime e lacrime. Ricordo perfettamente che lo vidi dalla nonna paterna e mentre lo guardavo mi trattenevo dal piangere, perchè volevo "fare la grande". Arrivata a casa, mentre mia mamma stava facendo la lavatrice scoppiai a piangere apparentemente (per lei) senza motivo. Io mi sentivo un'egoista e viziata.

La vita è bella - R. Benigni,
sì, vi sarete accorti benissimo che il tema dell'olocausto mi fa star male. Qui la scena in cui il bimbo è nascosto e vede dalle fessure il papà che finge di fare il burattino poco prima d'essere fucilato. Come non nominare Shindler's list  (a cui però arrivai preparata) e Vento di primavera e Il bambino dal pigiama a righe (più la trama, il film lascia un po' a desiderare).


Nemiche amiche - C. Columbus,
proprio quando uscì il film, mia mamma stava facendo la chemioterapia ed era senza capelli.

Titanic - J. Cameron,
anche qui, ripeto che me ne vergogno, ma mi giustifico con il -facevo la prima media e con il -a me del fatto che Leonardo di Caprio muore non me ne poteva fregar di meno, ma ci rimasi malissimo per il capitano della nave, che piuttosto che mettersi in salvo decide di rimanere al timone. Poi con quella barba bianca mi faceva una tenerezza infinita.

Allaciate le cinture - F. Ozptek
da questa lista sembra davvero che guardi solo film non proprio così "radical chic" come vorrei far sembrare. Però, ecco... ci sarà pure Francesco Arca, sì, quello di Uomini e Donne, ma quando muore l'amica sfigata di Kasia Smuntinak ho quasi pianto.
Storia d'amore scontata, ma bella la canzone di Rino Gaetano "a mano a mano".


Ah... avevo scordato,
Million Dollar Baby


AGGIUNTE POSTUME alla lista

Lettere da uno sconosciuto

martedì 6 ottobre 2015

La camicia bianca

Qualche mese fa avevo scritto un post dal titolo (i miei) MOMENTI DI TRASCURABILE FELICTA' nel quale, prendendo spunto dal libro di Piccolo descrivevo quei momenti in cui l'estate è nell'aria e che trovo deliziosi.

Questo post non sarà esattamente la stessa cosa, ma anche in esso si racchiudono piccole cose che implicitamente, senza rendermene conto mi hanno reso felice. Proprio come quello che è successo ieri, quando sono andata a prendere le misure a casa di una nostra vecchia cliente che ha voglia di cambiare la cucina 32enne.
Quella signora l'associo per lo più a suo figlio, (che chiamerò) Chevin (sì, col CH, qualcosa in contrario? Ah, e se volete pronunciarlo correttamente la e va strascicata un po', così Ché-évin).
Chevin il cuoco. Chevin che mi "corre dietro".



A me, che piacciono le digressioni e mischiare parole dialettali e modi di dire, vi aprirò una piccola parentesi su ciò che significa "correre dietro", anche se mi pare già piuttosto chiaro, ad ogni modo dicesi di un ragazzo/a che fa la corte ad una/un ragazza/o.  
Oramai per me lui è e resterà "quello che mi corre dietro". E lo è solo ed esclusivamente lui. Nessun altro. 

Mentre ero lì e chiacchieravo con sua madre ad un certo punto mi sobbalza LA domanda "ma com'è che faccio a sapere che Chevin mi viene dietro?" e c'ho pensato per un pezzo piuttosto lungo, ma proprio non riuscivo a ricordarlo.
Mi tornavano alla mente dei ricordi, ma nessuno di questi riusciva a rispondere a quella domanda. Come ad esempio la volta che ci aveva portato un vassoio enorme di frittelle e crostoli a Carnevale (non ricordo nemmeno più quanti anni fa), ma questo non significava niente, anche se... questa gentilezza estesa alla mia famiglia la continuavo ad associare ad un suo interesse verso di me. O il fare cameratismo con mio fratello, una delle tattiche più comuni.


Dopo qualche minuto in cui ero concentrata a ricordare, proprio come si fa con qualcosa che si ha sulla punta della lingua, eccola lì! LA scena, nitida come fosse successo tutto il giorno prima: ero seduta alla scrivania del salotto intenta a studiare Storia dell'arte. Sono abbastanza sicura del fatto che fosse storia dell'arte, perchè era una delle poche materie che studiavo alle superiori. Quando ad un tratto sento suonare il citofono e vedo quel cliente che qualche giorno prima era venuto in negozio che mi chiede se potevo scendere un attimo.
Scese le scale non fa in tempo a salutarmi che in automatico gli dico "Mi spiace, la mamma e il papà non ci sono" e lui che imbarazzato mi dice "veramente... io ero venuto qui per te", alzo lo sguardo, lo osservo ed era vestito tutto carino, con una bella camicia bianca, i capelli tutti in ordine. Io? Una zingara.




[eh... No, purtroppo non assomigliava a Louis Garrel]


Chevin continua nell'imbarazzo quello che era venuto a fare e cioè a chiedermi d'uscire. Io che tra imbarazzo ed il fatto di non sentirmi "pronta" ad uscire con qualcuno in maniera così... da vero e proprio appuntamento e, vabbè non era esattamente il mio tipo, gli dico che il giorno dopo avrei avuto un compito e che dovevo studiare.

Poi vuoto, non ricordo se mi avesse chiesto il numero o se lui chiedendomi di uscire in un'altra occasione l'avessi già paccato con altri mille compiti/interrogazioni/esami universitari/impegni lavoravi fino al 2040 direttamente quel pomeriggio.

Però è stata una delle cose più carine che mi siano mai capitate. E ricordare una cosa così dolce è un mio momento di trascurabile felicità.

Come la camicia bianca. La camicia del primo appuntamento che anche altri ragazzi hanno poi scelto :)
















LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...