martedì 1 dicembre 2015

Monetina

Costanza, ci vuole moltissima costanza per cercare di non perdere qualcuno.
A volte mi chiedo come mai questa ci arrivi da quel qualcuno per cui non dovresti rappresentare niente, per cui non sei niente. Che senso abbia mantenere un qualche rapporto.

Però sai che quella persona è lì. C'è e ci sarà sempre, contrariamente ad ogni logica, contrariamente alla maggior parte di molte altre persone per cui (in teoria) sei catalogabile in un'amica, un'amante, una sorella, una figlia, una conoscente. Nonostante tutte le cose brutte, nonostante i pianti, le terribili parole dette, le scenate fatte. Nonostante la tua non costanza, la tua assenza e gli sportelli della macchina sbattuti in faccia con frasi da film del tipo "se mi lasci andar via, non mi rivedrai mai più" ed il suo "l'unica persona a cui potrei dirlo è Valeria" ed io Valeria non mi chiamo e comunque in quel periodo stava già con un'altra ancora. Che, come sempre, non ero io. Nonostante passi più di un anno in cui non ci si vede nè si sente, nonostante la mia forza di volontà di non rispondere ad sms mandati "a caso". 

Ti credi guarito, forte, immune, che tanto è passato più di un anno. O che sono passati quattro mesi. Che ne è passato uno. Che tanto è sempre la solita vecchia storia, che sai come andrà a finire. Che tanto non ci pensi nemmeno più, che sei andato oltre. Allora ti convinci di poter riallacciare un qualche cosa. Che se insiste così tanto forse, in tutto questo, un motivo ci sarà e che, anche se poco, a te ci tiene, se ogni volta, con cura, pazienza ed attenzione, quella porta sbattuta in faccia cerca di riaprirla. Forse a sbagliare, a non capire sono io, non lo so. Non so più niente. Però lui ha fatto molto più di chiunque altro, ha fatto molto più di me e del mio continuo e solo lamentarmi, delle mie ansie e paure.

"Attenta che al dolore aggiungi altro dolore. E poi giù di xanax",
vabbè, tanto mia zia è farmacista.





giovedì 26 novembre 2015

Madame Bovary

Non è strano come spesso la gente da fuori capisca molte più cose di noi di quante noi stessi  sappiamo o capiamo?
Io ancora non mi conosco. Non mi conosco per niente.

Oggi ero parecchio giù di corda, uno di quei momenti in cui ti chiedi cosa ci fai tu qui, che senso abbia tutto questo, nervosismi sul fatto che niente va mai come dovrebbe. Pensi di avere qualche certezza e invece ecco che no, che di punto in bianco tutto cade in frantumi.
Mia zia una volta mi battezzò 'la madame Bovary' della famiglia, ideali stramplatamente romantici e poco (per non dire nulla) pragmatici, la pecora nera di casa. Osservo chi mi è  vicino ed invidio il loro 'stare con i piedi ben piantati per terra', la loro concretezza mentre io invece affogo in un bicchiere d'acqua.




Io credo siano solo giorni che mi fanno sentire 'più M. Bovary' rispetto ad altri, che tutto sommato sono più simile di quanto non creda alla mia famiglia, di avere sufficiente senso pratico per affrontare la quotidianità, quello che qualcun altro ha già definito il "mio piccolo tran tran" che spesso sa essere confortante. 
 Per rendere il concetto: una volta chiesi a mio fratello se fosse davvero innamorato della sua ragazza, la risposta che mi diede?
"Mah... non lo so... a me interessano più altre cose... come ad esempio andare a potare le betulle". Ecco a volte vorrei essere così anch'io. 


Prima, visto l'umore, ho chiesto ad Ale di accompagnarmi fuori a bere. Nessun discorso esistenzialista, solo le classiche stupidaggini fra amici, abbiamo riso molto e bevuto molto (quando non avrei dovuto, ma vabbè). Ad un certo punto mi dice che sottilmente si intravede quella malinconia di fondo in me, che anche se sì, sono una persona tutto sommato felice e solare, in realtà non lo sono mai fino in fondo, che comunque dell'insoddisfazione di base c'è e ci sarà, sempre. Perchè non siamo persone "semplici" (il discorso valeva per entrambi). 

Mi ha totalmente spiazzata, cioè io non credevo di far trapelare questo, ero abbastanza convinta di sembrare una persona per lo più contenta. E' anche vero che lui mi conosce da una vita, però è stato strano, perchè appunto credevo che il mio "stare in una sorta di limbo" fosse sempre comportato da qualcosa, la classica reazione ad un'azione/fatto e quindi una cosa accomunabile a tutti. Quando invece ecco che no, il discorso era molto più sottile. 
Perchè quell'insoddisfazione ci sarà sempre, anche raggiunti quei piccoli obiettivi che ci siamo prefissati, i momenti buoni passeranno, perchè saremo sempre e comunque spinti a desiderare dell'altro.
Per molte persone "la vita si fa così", percorsi normali ai quali non porre troppe domande: vado a scuola e mi diplomo o laureo, trovo un lavoro e cerco una persona con la quale costruire una famiglia. Perchè la vita funziona in questo modo. Niente di più giusto, più normale. Peccato che non per tutti sia così semplice e lineare la cosa, per me non lo è, mi sento sempre in quel continuo stato di ricercare qualcosa che non so e non ho ben chiaro nemmeno io. 



sabato 21 novembre 2015

Restituzioni

Non è strano come certe volte tornino alla mente dei ricordi che quasi pensavi persi per sempre? Ma di quelli insignificanti, non parlo di chissà cosa. Anzi, a voler essere precisi, parlo più della sensazione che si è provata in quei momenti.
Ecco, oggi, dopo pranzo, avevo un forte mal di testa, ero stesa sul divano e stavo ascoltando della musica e proprio quella musica mi ha fatto tornare alla mente una sera di 5 anni fa, a Parigi. L'atmosfera dell'album mi ha come presa con prepotenza e riportata indietro a quella sera.

A Parigi ero stata a fine Novembre, faceva moltissimo freddo, infatti una sera, mentre visitavo il Louvre, aveva iniziato a nevicare. Uscire dal tepore delle stanze di quell'immenso museo e ritrovarsi in Place du Carrousel ricoperta da un sottile manto di neve, il buio ed i lampioni che con la loro luce arancio illuminavano le facciate neoclassiche dei palazzi e vedere quei fiocchi piccoli e fitti cadere velocemente è un'immagine che conserverò a vita dentro di me come fra le più belle che abbia mai visto (assieme alla passeggiata, sempre in notturna, lungo il viale che da Bukingham Palace porta a Trafalgar Square e fiancheggia il ST James's Park). 




Così mentre ascoltavo quelle canzoni, ad un certo punto mi sono ritrovata a quel tardo pomeriggio in cui stavo uscendo dal Musée d'Orsay, mi pareva quasi d'esser lì. Non che le immagini fossero nitide, erano per lo più impressioni, ricordavo vagamente la scala d'accesso da Rue de Lille, la risistemazione dello spazio esterno di un'austera modernità che un poco cozzava con lo stile eclettico dell'edificio; i colori dell'imbrunire: il cielo di quel grigio da cui filtra una flebile luce che da miope mi affatica la messa a fuoco. 


I momenti poco prima, mentre passeggiavo fra le bacheche del primo piano che contengono gingillerie (quelle cose delle "arti applicate" ad everything: vasi, candelabri, portagioie, specchi, posate...), la passerella con alle spalle le porte vetrate che lasciavano intravedere la sala del ristorante, ricordo d'aver desiderato di poter cenare lì.
I momenti poi, mentre stavamo per tornare all'appartamento di Lidia e faceva un freddo cane, così a metà strada ci fermammo in un bar a fare merenda con un caffè ed una éclair solo per scaldarci. 

Ha dell'assurdo come certe cose le riviviamo con un piacere maggiore a distanza di molto tempo, spesso ci appaiono persino migliori rispetto al momento stesso in cui le abbiamo vissute. Forse è per questo tendo a dimenticare le cose brutte, forse è per questo che non riesco a portare rancore. 

E come canta Guccini, il profumo del ricordo che cambia in meglio.


martedì 17 novembre 2015

ouverture à La Recherche (e la lista delle cose da fare prima dei 30)

Molti dei miei amici sono a conoscenza che possiedo una di quelle stupide liste di cose da fare prima dei 30t'anni. La maggior parte dei punti che va a comporre questa lista sono vere e proprie cavolate, come fumare erba (tra parentesi avevo aggiunto "con Pavoni"), fare qualche quadro da appendere in camera (manco di ambizione pure in una lista), non scrivere mai più ad una certa persona, dimenticare quella certa persona, fare sesso al mare, in macchina, con uno dell'arma (ma perchè?!?), in un posto molto strano (dal papiro di laurea tutti sono a conoscenza che quel posto era a 40cm dal povero Pavo)✓, con un amico di chat dai tempi di messanger, su un divano del negozio che è stato poi venduto, innamorarmi follemente, qualcuno che mi abbia amata follemente✓ (ovviamente le due cose non sono state reciproche altrimenti a quest'ora avrei con grosse probabilità un bambino di 3 anni) , essere stata la pen friend di uno scrittore molto famoso e super ricco, andare ad abitare fuori casa, andare a NY, fare pace con una mia (molto, molto) cara amica, affermarmi in un lavoro, terminare la stesura di un libro ecc.
Beh, dai... qualcosa di vagamente serio dentro ce l'avevo pure infilato.






In questa lista una delle cose più buffe si trova al #37 e si tratta del portare termine la lettura dell'intera opera di Proust, Alla ricerca del tempo perduto. Nel caso ve lo steste chiedendo NON SO BENE IL PERCHE' DI QUESTA DECISIONE. Forse volevo solo allungare la lista. Forse per motivarmi a leggere qualcosa che altrimenti non avrei avuto la forza di leggere. Forse per un libro letto che trovai delizioso e prendeva spunto da La Recherche per analizzare i nostri comportamenti, moti d'animo, situazioni... sì, diciamo che quel libro ha influenzato di un buon 70% l'inserimento di Proust in lista. 

Il libro in questione è Come Proust può cambiarvi la vita




libro che già analizzai in un post di questo blog (ma grazie alla sincronizzazione del primo smartphone che comprai -un GalaxyS2- mi si sputtanarono tutti i vecchi articoli, o meglio le immagini).

Ora che ai 30 mancano poco più di due mesi, che sono a pag.62 del IV volume, questa sarà un'altra di quelle cose che non riuscirò a depennare, ma poco importa, prima o poi lo finirò.
Man mano che leggo quest'opera mi accorgo della lucidità con la quale Proust analizza le "dinamiche della vita", come con estrema cura e precisione ti apre gli occhi su azioni e reazioni delle persone, ha intuizioni brillanti e mentre leggi non puoi che annuire, dire "che cavolo... ma è proprio così!".
Ecco perchè mi piacerebbe riassumere per tematiche quello che sottolineo nei suoi volumi, sperando di non annoiare. Ecco perchè mi piacerebbe moltissimo illustrare La Recherche.

Detto questo, ho appena riletto velocemente qualche frase del libro di De Botton  (che si rifà ovviamente a Proust e sono cose che mi sono rimaste pure impresse) e niente, io proprio non imparo maimaimaimaimaimaimai. Che sfigà.


lunedì 2 novembre 2015

Portami al mare

Portami al mare, in un giorno d'inverno,
che è tutto diverso da quand'è estate. Che in estate c'è solo troppo caldo e confusione e gente. E la gente ha cominciato a darmi noia, fatico a sopportarla. E tu non la sopportavi da molto prima di me ed io non ti capivo.



Il mare d'inverno è un concetto quasi banale, tanto che ci hanno scritto chissà quante poesie e canzoni. Però questo legame è talmente forte che è parte di me, forse perchè mi abita vicino; è come la strada di casa che conosci a memoria e, del mare, riconosci quell'odore di salmastro, i colori e i suoni. I ricordi di quand'ero bambina, quando all'alba mi portavano a passeggiare in diga, perchè l'aria di mare mi faceva bene ai polmoni. O la domenica a raccogliere conchiglie. Quante ceste piene di conchiglie ho a casa, persino un paio di stelle marine.

Il mare che quando c'è la nebbia diventa un tutt'uno "bagnato" di foschia con il cielo, così lattiginoso e bianco, così freddo che la senti nelle ossa, quell'umidità.









 
E stamattina presto leggevo un racconto di Bukowski e ripensavo a quella volta che ti chiesi 
di portarmi al mare, anche se a te non piace, ma io ti risposi "il mare in inverno è diverso".
Carico di malinconia.

"Più di tutto gli piaceva la fine dell’estate, no l’Autunno, forse era autunno, sia come sia, faceva freddo alla spiaggia e lui amava fare delle passeggiate sulla battigia subito dopo il calar del sole, non c’era in giro nessuno e l’acqua sembrava sporca, l’acqua assomigliava alla morte, e i gabbiani non volevano addormentarsi, odiavano addormentarsi. e i gabbiani calavano in basso, volavano bassi domandandogli gli occhi, l’anima, quel che restava della sua anima.
se non vi è rimasta molta anima, e lo sapete, vi resta ancora dell’anima.
poi lui si metteva a sedere e fissava l’acqua fino all’orizzonte e quando si fissa l’acqua fino all’orizzonte, diventa difficile credere in qualsiasi cosa"
Un dollaro e venti centesimi, estratto dalla raccolta “Compagni di sbronze”



martedì 27 ottobre 2015

Ogni tanto mi commuovo anch'io

Ecco una lista dei film che mi hanno commosso, o per lo meno fatto venire un nodo in gola.
ATTENZIONE, questo post contiene spoiler.



Scrivo questa lista dal momento che, mentre "riordinavo" un po' di film nell'ennesimo social a cui mi sono iscritta (GRAZIE GIULIA... ora davvero non ho più una vita), mi sono ricordata di quei film che mi "hanno mosso qualcosa dentro".
Purtroppo ora, non mi succede più così facilmente. Non ricordo nemmeno più quale sia stato l'ultimo film a commuovermi. Forse anche questo significa "crescere", fare l'abitudine alle cose brutte della vita, ai dolori, alle ingiustizie, sembra quasi che il cinismo e la rassegnazione diventino parte di noi. E se da un lato è orribile diventare più distaccati, il quasi non provare delle sensazioni, da un lato forse è un sistema di autodifesa che ci prepara ad una vita che non è sempre tutta rosa e fiori.

Se vi steste chiedendo quale sia il social in questione si chiama LETTERBOXD ed è una sorta di archiviazione dei film che si sono visti e tutto sommato torna utile. 

Quindi ho deciso di approfittare e fare questa mini lista, visto che ogni volta che mi chiedono quale film mi faccia piagné ho il vuoto più totale e passo come sempre come la ragazza dal cuore di ghiaccio. Ecco spero che prossimamente qualche film mi faccia commuovere, perchè sono tutti film un tantino datati.

La ricerca della felicità - G. Muccino,
un film profondamente triste. Mettici povertà, l'inconsapevolezza e l'ingenuità di un bambino e io crollo.


Forrest Gump - R. Zemekis , 
alla fine, quando a lui rimane il bambino di Jenny, la bontà d'animo ed il candore di Forrest, corri Forrest, corri!

Radiofreccia - L. Ligabue, 
sì me ne vergogno un po', ma rimane uno dei miei film preferiti. Quando lo vidi la prima volta facevo le medie, quindi ero poco più di una bambina e vedere un ragazzo che ci rimane secco a causa dell'eroina, insomma l'AUTODISTUZIONE bella e buona mi ha quasi shockata, la trovavo una cosa incomprensibile; cosa poteva fare un amore andato a male. 
Poi quella (che per me rimane una) bellissima registrazione in cassetta che l'amico inserisce alla fine. Veri e propri "penotti d'oca"



Jona che visse nella balena- R. Faenza,
e qui ero ancora più piccola rispetto a Radiofeccia, ero alle elementari, il bambino protagonista era un mio coetaneo e quindi giù di lacrime e lacrime. Ricordo perfettamente che lo vidi dalla nonna paterna e mentre lo guardavo mi trattenevo dal piangere, perchè volevo "fare la grande". Arrivata a casa, mentre mia mamma stava facendo la lavatrice scoppiai a piangere apparentemente (per lei) senza motivo. Io mi sentivo un'egoista e viziata.

La vita è bella - R. Benigni,
sì, vi sarete accorti benissimo che il tema dell'olocausto mi fa star male. Qui la scena in cui il bimbo è nascosto e vede dalle fessure il papà che finge di fare il burattino poco prima d'essere fucilato. Come non nominare Shindler's list  (a cui però arrivai preparata) e Vento di primavera e Il bambino dal pigiama a righe (più la trama, il film lascia un po' a desiderare).


Nemiche amiche - C. Columbus,
proprio quando uscì il film, mia mamma stava facendo la chemioterapia ed era senza capelli.

Titanic - J. Cameron,
anche qui, ripeto che me ne vergogno, ma mi giustifico con il -facevo la prima media e con il -a me del fatto che Leonardo di Caprio muore non me ne poteva fregar di meno, ma ci rimasi malissimo per il capitano della nave, che piuttosto che mettersi in salvo decide di rimanere al timone. Poi con quella barba bianca mi faceva una tenerezza infinita.

Allaciate le cinture - F. Ozptek
da questa lista sembra davvero che guardi solo film non proprio così "radical chic" come vorrei far sembrare. Però, ecco... ci sarà pure Francesco Arca, sì, quello di Uomini e Donne, ma quando muore l'amica sfigata di Kasia Smuntinak ho quasi pianto.
Storia d'amore scontata, ma bella la canzone di Rino Gaetano "a mano a mano".


Ah... avevo scordato,
Million Dollar Baby


AGGIUNTE POSTUME alla lista

Lettere da uno sconosciuto

martedì 6 ottobre 2015

La camicia bianca

Qualche mese fa avevo scritto un post dal titolo (i miei) MOMENTI DI TRASCURABILE FELICTA' nel quale, prendendo spunto dal libro di Piccolo descrivevo quei momenti in cui l'estate è nell'aria e che trovo deliziosi.

Questo post non sarà esattamente la stessa cosa, ma anche in esso si racchiudono piccole cose che implicitamente, senza rendermene conto mi hanno reso felice. Proprio come quello che è successo ieri, quando sono andata a prendere le misure a casa di una nostra vecchia cliente che ha voglia di cambiare la cucina 32enne.
Quella signora l'associo per lo più a suo figlio, (che chiamerò) Chevin (sì, col CH, qualcosa in contrario? Ah, e se volete pronunciarlo correttamente la e va strascicata un po', così Ché-évin).
Chevin il cuoco. Chevin che mi "corre dietro".



A me, che piacciono le digressioni e mischiare parole dialettali e modi di dire, vi aprirò una piccola parentesi su ciò che significa "correre dietro", anche se mi pare già piuttosto chiaro, ad ogni modo dicesi di un ragazzo/a che fa la corte ad una/un ragazza/o.  
Oramai per me lui è e resterà "quello che mi corre dietro". E lo è solo ed esclusivamente lui. Nessun altro. 

Mentre ero lì e chiacchieravo con sua madre ad un certo punto mi sobbalza LA domanda "ma com'è che faccio a sapere che Chevin mi viene dietro?" e c'ho pensato per un pezzo piuttosto lungo, ma proprio non riuscivo a ricordarlo.
Mi tornavano alla mente dei ricordi, ma nessuno di questi riusciva a rispondere a quella domanda. Come ad esempio la volta che ci aveva portato un vassoio enorme di frittelle e crostoli a Carnevale (non ricordo nemmeno più quanti anni fa), ma questo non significava niente, anche se... questa gentilezza estesa alla mia famiglia la continuavo ad associare ad un suo interesse verso di me. O il fare cameratismo con mio fratello, una delle tattiche più comuni.


Dopo qualche minuto in cui ero concentrata a ricordare, proprio come si fa con qualcosa che si ha sulla punta della lingua, eccola lì! LA scena, nitida come fosse successo tutto il giorno prima: ero seduta alla scrivania del salotto intenta a studiare Storia dell'arte. Sono abbastanza sicura del fatto che fosse storia dell'arte, perchè era una delle poche materie che studiavo alle superiori. Quando ad un tratto sento suonare il citofono e vedo quel cliente che qualche giorno prima era venuto in negozio che mi chiede se potevo scendere un attimo.
Scese le scale non fa in tempo a salutarmi che in automatico gli dico "Mi spiace, la mamma e il papà non ci sono" e lui che imbarazzato mi dice "veramente... io ero venuto qui per te", alzo lo sguardo, lo osservo ed era vestito tutto carino, con una bella camicia bianca, i capelli tutti in ordine. Io? Una zingara.




[eh... No, purtroppo non assomigliava a Louis Garrel]


Chevin continua nell'imbarazzo quello che era venuto a fare e cioè a chiedermi d'uscire. Io che tra imbarazzo ed il fatto di non sentirmi "pronta" ad uscire con qualcuno in maniera così... da vero e proprio appuntamento e, vabbè non era esattamente il mio tipo, gli dico che il giorno dopo avrei avuto un compito e che dovevo studiare.

Poi vuoto, non ricordo se mi avesse chiesto il numero o se lui chiedendomi di uscire in un'altra occasione l'avessi già paccato con altri mille compiti/interrogazioni/esami universitari/impegni lavoravi fino al 2040 direttamente quel pomeriggio.

Però è stata una delle cose più carine che mi siano mai capitate. E ricordare una cosa così dolce è un mio momento di trascurabile felicità.

Come la camicia bianca. La camicia del primo appuntamento che anche altri ragazzi hanno poi scelto :)
















domenica 6 settembre 2015

Dell'essere polemica

Io certe cose non posso proprio leggerle. Non posso proprio né soffrirle, né tantomeno tollerarle.
Sono molto cattiva e polemica e rompicoglioni. Mi rendo conto di non essere nessuno per poter giudicare, non sono una letterata, figurarsi una scrittrice, tzé. Ultimamente leggo pure troppo poco, ma almeno cerco di leggere bene, leggere robbbabuona.

Però imbattermi nella lettura di certe pagine che definire banali e mediocri è un complimento e dove il suo autore crede d'essere L'autore, mi faincazzare profondamente.

Il piú classico calderone di elementi 'per il successo' (successo= soddisfazione da parte di chi scrive il testo) è questo:
- il personaggio problematico; ce ne sono di moltissimi tipologie diverse: dallo sfigato depresso, all'antieroe che si dá all'alcool/droghe ecc, al pazzo omicida che si scoprirà solo alla fine essere un pazzo omicida (a volte lo si sa da subito, altre non lo scopriremo mai, forse solo vivendooo), il playboy che nn sa più cosa significhi amare ecc ecc

E fin qua va bene, 'il personaggio' serve ad una storia

-l'uso di termini (per loro) considerati aulici, solo perché poco usati, il più delle volte totalmente inadatti al contesto

Dio benedica il tasto destro del mouse, tendina e scendi alla voce 'sinonimi', eh?

-infilare qualche parolaccia qua e là

Ma come siamo trasgressivi! Ha detto pupú! :@

-fare dei riferimenti a qualcosa che 'wooo, ma quanto fa figo mostrare al mondo intero che conosco dei passi di Aspettando Godot o la canzone degli The smiths?'

Dio benedica google. Dio benedica che nessuno può vedere la vostra playlist di spotify.

-il sesso... come trascurare la trasgressione di inserire conturbanti/eccitanti/accaldanti/appassionanti scene di copulazioni? Poi il sesso vende. Dato di fatto.
Ovviamente più scurrili si è, più Charles Bukowski ci si sente.

Eh... ma attenzione! che il passo che intercorre tra il risultare un moderno e ancor più birichino Bukowski ed un viscido depravato è breve. Mooooolto breve.

Purtroppo in questo meccanismo ci sono inciampata pure io, spero che con più esperienza e più buone letture, di uscirne presto fuori.
Ciao a tutti gli scrittori (o aspiranti tali) 2.0, a cui ricordo solo:
Non prendetevi troppo sul serio solo perché internet vi consente della visibilità.

lunedì 6 luglio 2015

Masochismo

Cose che adoro fare:
farmi del male. Penso di essere una masochista nata.


Dunque avete presente quando c'è qualcosa che non va? Quella sensazione di irritazione, fastidio, nervoso? Che ti pare di avere come degli spilli conficcati sulla pelle delle braccia e delle gambe?

[source]


Ecco, quella sensazione forse non mi è sufficiente e allora cerco di fare qualcosa che sicuramente me ne farà provare ancora di più. Come se fare qualcosa di un po' peggio, mi riesca a distogliere la mente da quell'altro pensiero, da quell'altra cosa che non andava.

Insomma per me vige la legge che se qualcosa mi fa male, devo trovare qualcosa che mi faccia ancora più male, con la speranza di annientare il primo dolore provato. 

mercoledì 1 luglio 2015

La bellezza di Padova #2

Lo scorso post era solo una preview di quello in cui si può incappare nella città del Santo.

Qui comincerò con ciò che di più bello siano riusciti a "creare" un'Associazione fra le più valide in città, la Mela di Newton, che quest'anno, per il terzo anno successivo ci propone tutte le domeniche una rassegna di concertini Indie/Folk nel posto più bello in assoluto: la cornice è quella dei Colli Euganei, dove la scenografia del palco è una vista mozzafiato sulla città.
Questo è
-l'En Plain Air fine Maggio - inizio Settembre,
Il posto, assolutamente da vedere, senza se e senza ma, è l'Anfiteatro del Venda (vi assicuro che le foto non gli rendono giustizia) a Galzignano.






Infatti, questo sabato (4/07) sono combattuta se andare a vedere i Timber Timbre e Micah P Hinson qui, per un festival di 3 giorni (ci si può persino accampare con la tenda e dormire sotto le stelle) o se andare al concerto di Carmen Consoli in un'altra istituzione padovana, lo Sherwood.

E dalla natura dell'En Plain Air, passiamo all'asfalto del parcheggio nord dello Stadio Euganeo.
La cornice non sarà la stessa, ma lo Sherwood rimane lo Sherwood, perfetto nella sua organizzazione: grande, vario, programma fitto di concerti, dj set, workshop, dibattiti e cineforum. Tanti punti ristoro con svariati tipi di cucina. da quella etnica a quella tipica veneta, alla pizzeria. Vige l'entrata con slogan "un euro può bastare", a meno che non ci sia una serata dal "concerto importante". Le birre te le puoi persino portare da casa.

Sherwood Festival, 10/06 - 18/07
Parcheggio Nord, Stadio Euganeo.







Sempre la Mela di Newton organizzava un altro festival dall'impronta sempre Indie/folk in un altro spazio interessante della città, l'ex Macello. Quest'anno è saltato, incrocio le dita perchè l'anno prossimo riprenda.

Macello, metà Maggio (quest'anno saltato),
via Cornaro























































Quest'anno invece, venendo a mancare il Macello, durante lo stesso periodo, maggiori energie si sono spese per organizzare il festival al Parco Fistomba, 
- l'Across the University  21/04 - 24/04,
Parco Fistomba, via Ponte Ognissanti




























Poi rimangano gli aperitivi e i dopocena all'aperto.
Molti bar del centro infatti chiudono i battenti per aprire un chiosco, chi ai Navigli, chi ai Bastioni.
I Navigli si trovano lungo la via pedonale che corre lungo la sponda del Piovego,
 
Navigli, tutte le sere d'estate
viale Giuseppe Colombo - Portello





Stessa formula la dettano i Bastioni, ma anzichè trovarvi lungo le sponde di un fiumiciattolo, ci troviamo sopra le mura di Padova. Qui ci troviamo a pochi passi da Prato della Valle, esattamente dietro allo stadio Appiani.

- Bastioni, tutte le sere d'estate,
via Marghera 44



Poi non ci sono ancora stata, ma hanno riaperto la location dell'ex Banale estivo, ora diventato Le Staffe. Mentre un altro storico locale estivo è rappresentato dal Chiosco (anche il Fishmarket si sposta all'aperto). Queste ultime alternative (Navigli/Bastioni e Chiosco) sono però meno alternativi come posti, ma pur sempre piacevoli.  







venerdì 26 giugno 2015

La bellezza di Padova

Non sarà Milano, Londra, nè Parigi, nè tanto meno New York, ma a me Padova piace un sacco.
Mi piace perchè è bella in senso canonico, dal punto di vista architettonico, con i suoi portici e le viette medievali, i palazzi storici (che non starò qui ad elencare), le numerose piazze, gli scorci lungo il Piovego, le sue chiese...
E' bella perchè è viva, brulicante di persone di ogni età, che passeggiano per le vie del centro, studenti che sfrecciano in bicicletta, persone sedute ai tavolini dei bar per uno spritz o stesi in Prato a prendere il sole. E' bella perchè è fatta di piccoli riti: i mercoledì universitari e gli spritz lungo le vie del Ghetto, i tramezzini al Nazionale, la pizza di Orsucci, il folparo accanto al baretto dei osei, i dopocena in Piazza dei Signori.




La amo perchè ogni suo angolo è talmente suggestivo da prestarsi come "scenografia naturale" per farci qualcosa e spesso gruppi di ragazzi qualcosa decidono di farla ed ecco che quegli spazi altrimenti abbandonati vengono invece fruiti con festival, soprattutto di carattere musicale, ma non solo, c'è anche il teatro e cinema. E proprio il "festival" del cinema all'aperto mi ha spinta a scrivere questo post, non perchè le altre manifestazioni siano meno valide (anzi!), ma perchè mi ha colpita quante cose in questi giorni Padova ci offra.

Allora andando per ordine in questi giorni abbiamo:
-CinemaUno 24/06 - 3/07, 
cinema all'aperto ai giardini della Rotonda di p.zza Mazzini,


location carina e tranquilla all'interno di un piccolo "giardino pensile", situazione perfetta anche solo per un aperitivo, dal momento che all'ingresso c'è il chiosco del Buscaglione con i suoi sdrai da mare molto "Profumo di sale".
-il festival delle mura 21/06 - 28/06, 
in uno dei posti più suggestivi di Padova, all'interno del bastione Alicorno.



- Parco della Musica 17/06 - 19/10,
la cornice del recentissimo Parco Europa in via Venezia si trasforma per l'estate in Parco della Musica, fitto il calendario di concerti, eventi e dj set. Il marchio di fabbrica è quello dell'organizzazione del Mame e del Radar, ambienti dell'underground patavino fra i più conosciuti ed apprezzati in città (e non solo).
 



-Student Summer Festival (purtroppo già passato, è a fine Maggio),
ancora una volta le mura sono protagoniste e fanno da cornice ad un posto meraviglioso, la Golena San Massimo. Tanta musica, ma non solo: rassegne cinematografiche e percorsi in battello alla scoperta della città. 



 To be continued...
(ho ancora tante, tante cose da mostrare. E tutte favolose!)

mercoledì 1 aprile 2015

Di quando la soggezione (nel lavoro)

Lo scorso sabato sono entrati una coppia di clienti dall'aria molto distinta: lui, uomo di poche parole, che in quel poco pronunciarsi aveva però un'ottima consapevolezza di ciò che diceva e voleva. Aveva quel tipo di sicurezza e calma che mi ha messa non poco in soggezione. Sembrava il classico professore di lettere del liceo, quello dalla dizione perfetta che non ama dilungarsi in cose inutili.





E quando trovo gente del genere irrimediabilmente provo una sorta di inferiorità (che non è proprio il termine corretto, ha una valenza talmente negativa e in realtà non è ciò che vorrei esprimere) e piccolo disagio che mi fa temere di non coniugare correttamente congiuntivi e mille altre paranoie sull'essere inadeguata, dire banalità, dimenticare termini... sentendomi costantemente come sotto esame.
Fortunatamente sono poche le persone che mi suscitano una soggezione simile o non riuscirei più a vendere uno spillo qui dentro.

Ecco, immaginatevi la scena di me che avrei dovuto progettare in pochi minuti una cabina armadio maneggiando un listino mai preso in mano prima. Mi porgono la pianta ed era fuori scala. Il pressapochismo e la poco professionalità che devo aver trasmesso.
Ho fatto qualche scarabocchio chiedendo a loro (quando invece dovrei essere io a proporre, vista la maggiore esperienza) come volessero attrezzarla, dove mettere ripiani e cassettiere e appenderie.




Quando sono usciti ho tirato un sospiro di sollievo, finalmente lo supplizio di ridicolizzarmi era finito e dicendo fra me "sti qua non li rivedo più. altrochè misure via mail, preventivi &co. ZAONE. Ben mi sta, sono proprio una scema incompetente"

Invece oggi mi arriva la loro mail con il disegno della stanza per la cabina armadio con le misure corrette. O l'ho fatta più tragica e l'impressione di fare la figura della scema l'ho avuta solo io...
O no, quasi sicuramente hanno provato tanta pena per quell'adorabile rincoglionita che dovrebbe pure essere architetto, ma che un disegno di un armadio a muro non lo sa proprio fare.



martedì 10 marzo 2015

(I miei) MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITA'

Ormai CHIUNQUE mi conosca,
sa che uno dei libri che più amo in assoluto è Momenti di trascurabile felicità di Francesco Piccolo.
Libro che se dovessi definire utilizzando una sola parola sarebbe l'aggettivo delizioso.

Dopo averlo letto mi è istintivo riconoscere quei piccoli momenti di felicità che troviamo, spesso inconsapevolmente, nelle piccole cose. Anche quando magari quelle importanti sembrano andare tutte storte e di fondo ci si sente giù.
Con le giornate che si allungano (MDTF#1 arrivare a sera e vedere che l'imbrunire arriva ogni giorno un po' più tardi) questi momenti sembrano moltiplicarsi. 







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ecco che prima (
MDTF#2), dopo pranzo, mettermi a pelare l'asparago, con la luce che entrava dalla finestra della cucina, mi ha subito portata alla condizione che "wow! sta arrivando la primavera" ed eccolo lì, il mio piccolo piacere trascurabile. Ma pur sempre di piacere si è trattato.




















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Sarò banale e monotona, ma la stessa cosa l'ho avvertita qualche sera fa, quando sentendo le macchine scivolare sull'asfalto, quel rumore l'ho subito associato alle finestre aperte nelle sere d'estate ed è stato un momento un sacco godibile (MDTF#3).











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Post breve, che svilupperò poco alla volta, man mano che questi momenti mi si presenteranno (spero di ricordarli lucidamente. Non è poi così facile riconoscerli e appuntarli nella memoria).


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