Non è strano come spesso la gente da fuori capisca molte più cose di noi di quante noi stessi sappiamo o capiamo?
Io ancora non mi conosco. Non mi conosco per niente.
Oggi ero parecchio giù di corda, uno di quei momenti in cui ti chiedi cosa ci fai tu qui, che senso abbia tutto questo, nervosismi sul fatto che niente va mai come dovrebbe. Pensi di avere qualche certezza e invece ecco che no, che di punto in bianco tutto cade in frantumi.
Mia zia una volta mi battezzò 'la madame Bovary' della famiglia, ideali stramplatamente romantici e poco (per non dire nulla) pragmatici, la pecora nera di casa. Osservo chi mi è vicino ed invidio il loro 'stare con i piedi ben piantati per terra', la loro concretezza mentre io invece affogo in un bicchiere d'acqua.
Io credo siano solo giorni che mi fanno sentire 'più M. Bovary' rispetto ad altri, che tutto sommato sono più simile di quanto non creda alla mia famiglia, di avere sufficiente senso pratico per affrontare la quotidianità, quello che qualcun altro ha già definito il "mio piccolo tran tran" che spesso sa essere confortante.
Per rendere il concetto: una volta chiesi a mio fratello se fosse davvero innamorato della sua ragazza, la risposta che mi diede?
"Mah... non lo so... a me interessano più altre cose... come ad esempio andare a potare le betulle". Ecco a volte vorrei essere così anch'io.
Prima, visto l'umore, ho chiesto ad Ale di accompagnarmi fuori a bere. Nessun discorso esistenzialista, solo le classiche stupidaggini fra amici, abbiamo riso molto e bevuto molto (quando non avrei dovuto, ma vabbè). Ad un certo punto mi dice che sottilmente si intravede quella malinconia di fondo in me, che anche se sì, sono una persona tutto sommato felice e solare, in realtà non lo sono mai fino in fondo, che comunque dell'insoddisfazione di base c'è e ci sarà, sempre. Perchè non siamo persone "semplici" (il discorso valeva per entrambi).
Mi ha totalmente spiazzata, cioè io non credevo di far trapelare questo, ero abbastanza convinta di sembrare una persona per lo più contenta. E' anche vero che lui mi conosce da una vita, però è stato strano, perchè appunto credevo che il mio "stare in una sorta di limbo" fosse sempre comportato da qualcosa, la classica reazione ad un'azione/fatto e quindi una cosa accomunabile a tutti. Quando invece ecco che no, il discorso era molto più sottile.
Perchè quell'insoddisfazione ci sarà sempre, anche raggiunti quei piccoli obiettivi che ci siamo prefissati, i momenti buoni passeranno, perchè saremo sempre e comunque spinti a desiderare dell'altro.
Per molte persone "la vita si fa così", percorsi normali ai quali non porre troppe domande: vado a scuola e mi diplomo o laureo, trovo un lavoro e cerco una persona con la quale costruire una famiglia. Perchè la vita funziona in questo modo. Niente di più giusto, più normale. Peccato che non per tutti sia così semplice e lineare la cosa, per me non lo è, mi sento sempre in quel continuo stato di ricercare qualcosa che non so e non ho ben chiaro nemmeno io.
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